Tumore del rene a Genova

Il tumore del rene è un tumore fortunatamente non molto frequente. Rappresenta circa il 2-3 % di tutti i tumori. Colpisce soprattutto chi vive nei paesi occidentali. C’è stato un aumento di nuovi casi negli ultimi 2 decenni.

Nel 2006, l’ultimo grande studio epidemiologico, ci sono stati 63000 casi con 26000 decessi dovuti a questa malattia in Europa. C’è un a predominanza degli uomini sulle donne (3 uomini per ogni 2 donne) . Il picco di incidenza è dai 60 ai 70 anni.

Fattori di rischio accertati sono il fumo di sigaretta e l’obesità. Anche la familiarità può avere un ruolo predisponente nell’insorgenza di questo tumore.

Viene dalla “polpa” detta “parenchima” del rene, cioè quella parte del rene filtra l’urina. Da non confondere con quello della “pelvi renale” cioè di quel serbatoio collegato alla polpa che raccoglie l’urina prodotta (filtrata) dal rene e la spinge verso l’uretere, poi verso la vescica per essere espulsa con la minzione, che è un tumore con caratteristiche e terapie diverse dal primo perché ha origine da cellule uroteliali (descritto nelle neoplasie dell’alta via escretrice).

Ci sono poi tumori della polpa che hanno un andamento benigno (non danno metastasi) come gli oncocitomi (sono solo il 3% circa) e che purtroppo hanno caratteristiche alla TAC simili a quelle del tumore maligno e per i quali la diagnosi è solo istologica (dopo avere rimosso il tumore).

Diagnosi

L’avvento dell’ecografia ha aumentato di molto il numero dei tumori renali diagnosticati incidentalmente (cosiddetti Incidentalomi), Ecografie peraltro eseguite per tutt’altri motivi (algie addominali etc.).

Fino al 50% dei tumori renali sono scoperti “per caso”!

La triade classica di una volta di esordio della malattia è per fortuna assai rara (sangue nell’urina, dolore al fianco, massa renale palpabile), anche perché questi sono sintomi di una malattia generalmente avanzata.

Il passo successivo all’ecografia è quello di eseguire una TAC addome completo con mezzo di contrasto (RMN nei pazienti allergici al contrasto o in donne in stato di gravidanza), che ci indica l’estensione della malattia e il funzionamento del rene sano in vista di un eventuale intervento. Completa l’accertamento, se confermata la diagnosi, l’rx del torace.

Terapia

La terapia di prima linea per il tumore renale localizzato è chirurgica.

Si può attuare una chirurgia che salvaguardi il più possibile la funzione del rene malato, rimuovendo solo il tumore e lasciando la parte sana (tumorectomia) senza precludere la spettanza di vita del paziente. Si può fare solo nei tumori più piccoli (generalmente sotto i 5 cm). L’intervento si fa in videolaparoscopia. Per i tumori più grandi si esegue l’asportazione in toto del rene (nefrectomia radicale) con risparmio in casi selezionati del surrene (ghiandola che sta sopra il rene), sempre in videolaparoscopia.

Esistono altre terapie per i tumori più piccoli, meno invasive perché seguite per via percutanea (attraverso la cute), come l’ablazione con le microonde o la crioablazione (col freddo) che uccidono le cellule tumorali e che si eseguono solo in pz. anziani e non operabili. Gli studi dicono però che la sopravvivenza con queste tecniche non è paragonabile alla chirurgia.

Se il tumore non è localizzato al rene , ma è metastatico, la chirurgia da sola non è sufficiente e quindi l’asportazione del rene deve essere accompagnata da terapie sistemiche (chemioterapie) cioè che interessano tutto l’organismo.

Negli ultimi anni sono stati scoperti farmaci nuovi grazie alla biologia molecolare che agiscono bloccando la proliferazione dei vasi sanguigni del tumore (effetto anti-angiogenetico). Hanno nomi stranissimi (Sunitinib, Temsirolimus, Sorafenib etc.) ma grazie ai quali è aumentata in modo significativo la sopravvivenza nei pazienti con tumore renale metastatico e che quindi rappresentano un’arma in più per combattere questa malattia. In questo stadio la patologia è di competenza dell’oncologo, oltre che dell’urologo.