E’ una patologia molto diffusa. Colpisce tutte le età ma soprattutto i pazienti più giovani (al di sotto dei 50 anni). Nei propri ambulatori, gli urologici vedono quotidianamente pazienti che riferiscono sintomi ascrivibili a prostatite soprattutto a quella abatterica cronica (in seguito nell’articolo spiegherò di cosa si tratta).
Le prostatiti vengono classificate dalla Società Europea di Urologia in quattro categorie (capirne la differenza indirizza verso la possibile cura):
1)Prostatite batterica acuta, causata da batteri, che si manifesta generalmente con l’aumento improvviso della frequenza minzionale (pollachiuria), accompagnata da più o meno forti bruciori alla minzione e soprattutto da febbre. Quest’ultima può raggiungere anche i 40 gradi (a volte anche oltre fino a 40,5-41) e come è intuibile, può rappresentare un serio pericolo per la salute del paziente perché esiste la possibilità che l’infezione si propaghi a tutto l’organismo (sepsi). Non sono necessarie l’urinocoltura o la spermiocoltura per fare la diagnosi perché i sintomi sono eloquenti. Il riposo assoluto, specie i primi giorni nella fase acuta e la terapia antibiotica adeguata possibilmente intramuscolo o endovena da instaurarsi precocemente, sono le regole fondamentali per la guarigione. Spesso non è necessaria l’ospedalizzazione se si seguono queste regole. Per fortuna nell’ambito delle prostatiti in generale, quelle acute sono una minima parte.
2)Prostatite batterica cronica causata anch’essa da germi (accertati, nell’urina o nello sperma), i cui sintomi principali sono: dolore, perineale, scrotale o vescicale con pollacchiuria , difficoltà ad iniziare la minzione con mitto debole e bruciore minzionale. Tali sintomi devono durare almeno per un periodo di tre mesi per essere definita cronica. La terapia è antibiotica per via orale insieme ad altri farmaci per alleviare i fastidi.
3)Prostatite cronica abatterica, come dicevo la più frequente, per la quale non è dimostrata la causa batterica. A sua volta (la medicina è piena di classificazioni) suddivisa in sottocategorie in base alla presenza o meno di globuli bianchi (indice di infiammazione) nel secreto prostatico. I sintomi sono simili alla batterica cronica.
4)Prostatite infiammatoria asintomatica con riscontro casuale di globuli bianchi nel secreto prostatico, eseguito per altri motivi. E’ quella che ci interessa di meno perché come dice il nome è asintomatica.
I batteri che causano la prostatite batterica sono sostanzialmente di provenienza intestinale (Escherichia Coli, Klebsiella, Enterococco etc) ed è quindi importante la regolarizzazione dell’alvo se stitico o diarroico. Purtroppo spesso si verifica in pazienti con alvo regolare.
Per quella abatterica cronica purtroppo non esistono cause specifiche dimostrate. L’alimentazione può giocare un ruolo importante in questa patologia. Le assunzioni frequenti di alcuni cibi o bevande come vino bianco, birra, cioccolato, cibi piccanti possono sostenerla. Questi alimenti tendono ad irritare l’intestino (non dimentichiamoci che la prostata è in stretto contatto con il tratto terminale dell’intestino tanto è vero che si può visitare con la poco piacevole esplorazione rettale). L’’uso intensivo della bicicletta può aumentare i sintomi di questa patologia. Infine lo stress gioca un ruolo negativo sulla prostata. Nella pratica quotidiana infatti vedo che i pazienti che soffrono da anni di prostatite cronica, hanno una esacerbazione dei sintomi nei periodi di maggiore stress. Esistono varie terapie per alleviare i sintomi da prostatite cronica. Si utilizzano fitofarmaci a base di Serenoa, Pgeum africano, ortica etc sia per bocca che per supposte. Nei casi più acuti (parliamo di prostatite cronica abatterica) utili anche le supposte di cortsisone. Personalmente sono contrario in questi casi, alla terapia antibiotica che crea resistenze e non risolve. Non bisogna dimenticare che tale patologa è cronica, (lo dice il nome stesso) i cui sintomi possono comparire ciclicamente e quindi la terapia deve essere fatta ciclicamente e per lunghi periodi. Per questo motivo si usano fitofarmaci che sono ben tollerati anche sul lungo periodo.